lunedì 4 gennaio 2016

Leggo questa cosa e resto sbigottito “Rijksmuseum, via parole offensive dai quadri: La direzione del museo ha deciso di eliminare tutti quei termini coloniali, come "negro" e "selvaggio".
Mi chiedo come si possibile che al giorno d’oggi, le eccellenze della cultura mondiale, possano essere irretite dal finto perbenismo che porta a imporre il maquillage linguistico, come se questo potesse cambiare l’approccio culturale.
Non cambia niente essere “spazzino” o “operatore ecologico” se le azioni che il lavoro comporta si risolvono nel raccogliere sacchi di immondizie e sturare le fogne.
Cambia poco passare dal “pederasta” o “frocio”, al “gay”, se questi vengono discriminati.
Cambiare i titoli dei quadri per “pulire” la propria storia è altro che un atto ipocrita e vigliacco, teso a cancellare il senso profondo del prodotto artistico come prodotto culturale di un’epoca storica, su cui anzi occorrerebbe riflettere e prenderne coscienza.
Atti come questi poco differiscono a chi impone la propria cultura con la forza, demolendo linguaggi, icone o templi.