lunedì 28 novembre 2016

Referendum costituzionale: l'Italia ha comunque perso



Non importa quale sarà il risultato del Referendum Costituzionale del 4 dicembre.
L’Italia ha già perso in partenza.
Ha perso per una classe politica che anche in quest’occasione ha dato il suo peggio, giocando sulle prese di posizione di parte e non ragionate.
Ciò a partire da un Referendum voluto da una maggioranza governativa “debole”, minoritaria rispetto al Paese, che ha voluto utilizzare sin dall’inizio il Referendum come prova di forza per legittimarsi anche dinanzi al mondo. 

Del resto la proposta referendaria è di quelle forti che tenta di scardinare alcune delle consolidate istituzioni italiane: bicameralismo perfetto e province.
Da un lato sarà solo la Camera a relazionarsi con l’esecutivo e a deciderne le sorti.
Dall’altro le Province già depotenziate negli anni passati, saranno tecnicamente eliminate dagli organi
Non meno importante è l’organizzazione di un Senato che andrà a rappresentare le autonomie locali e senza essere più prevedere l’elezione diretta da parte dei cittadini, come pure la riforma dell’istituto referendario che subisce un colpo al cerchio ed uno alla botte prevedendo vincoli e opportunità.
Nel grande calderone della riforma istituzionale vi entrano anche la netta riduzione del numero di parlamentari, nonché la ridistribuzione delle competenze tra Stato e Regione, con una forte riduzione delle deleghe agli enti regionali e infine la cancellazione del CNEL istituto da molti reputato inutile.

Di fatto sono presi in esame tanti troppi elementi e dettagli, da cui conseguono molti aspetti positivi ed altrettanti negativi. Il risultato è che purtroppo anziché un ragionamento per il progresso istituzionale del paese s’è sviluppato un conflitto puramente politico in un clima da guerrilla marketing, carico di parzialità e faziosità. Un tutti contro tutti trasversale, campagne contrapposte fortemente polarizzanti, toni duri che divagano nell’insulto, guerre fratricide all’interno di singoli partiti, schieramenti o associazioni.

Mi spiace constatare che purtroppo gran parte delle persone con cui parlo o mi capita d’ascoltare nel mio lavoro cavalcano quest’onda polarizzante: vivono di titoli di giornali, intendono votare “SI” tanto per cambiare senza sapere nemmeno cosa si va a cambiare, oppure “NO” solo per dar contro a Matteo Renzi, rinunciando a priori a capire i contenuti della riforma.


Detto ciò, devo essere onesto. In un clima così la tentazione più forte è quella dell’annullo.
Annullo perché sono contrario a una modifica costituzionale così radicale ed incentrata su troppi punti, alcuni che reputo positivi ed altri che non condivido.
Reputo che una riforma della Costituzione per avere il mio “SI” debba convincermi su tutti i punti.

Ecco le mie opinioni sui vari punti:

- Fine del bicameralismo perfetto : “Con la riforma, invece, la camera dei deputati diventa l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e l’unica assemblea che dovrà approvare le leggi ordinarie e di bilancio e accordare la fiducia al governo”.
Sono assolutamente d’accordo, ma perché non abolire direttamente il Senato?

- Nuovo Senato delle Autonomie Locali
“Secondo quanto dice la riforma, il Senato passerà da 315 a 100 membri (ma in certe circostanze potrebbe averne qualcuno di più). I senatori non saranno più eletti direttamente, come avviene oggi, ma saranno scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione. In tutto il Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica”. 
Il nuovo Senato avrà competenze limitate, per lo più subalterne alla Camera, in alcuni casi concorrenti rispetto alla Camera stessa.
La mia perplessità su questa forma di Senato sono enormi. Mi sembra molto confuso: non comprendo perché dei delegati alle amministrazioni locali debbano essere chiamati a decidere di leggi nazionali o trattati internazionali sottraendoli alle loro finzioni primarie.
Del esistono già organi preposti, come la Conferenza Stato–Regioni e Conferenza Stato-Città e Autonomie Locali alle quali sarebbe stato più semplice ampliare funzionalità e operatività.

- Elezione del Presidente della Repubblica
Cambia praticamente poco o nulla.

- Abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (CNEL)
Abolizione di un istituzione apparentemente inutile, quindi sono favorevole.

- Titolo V della Costituzione e competenze Stato/Regioni
“Con la riforma, una ventina di materie tornano alla competenza esclusiva dello stato. Tra queste: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni”.
Generalmente favorevole, anche se avrei da obiettare su alcuni punti. Purtroppo lo Stato centrale pur coordinando meglio tutto il territorio nazionale è troppo distante e lento per intervenire nelle realtà locali.

- Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare
Vengono modificati i quorum e innalzato il numero di firme. Mi sembra una riforma complessa e pasticciata.

- Decostituzionalizzazione delle Province
In seguito alla legge Del Rio le Province sono state fortemente depotenziate, in un percorso che con il Referendum si vorrebbe completare con la totale eliminazione delle stesse dalla carta costituzionale.
Personalmente sono fortemente legato agli organi provinciali che reputo più utili e funzionali rispetto a quelli regionali. Purtroppo il percorso attuale porta sempre più lontano dai cittadini  i centri del potere, nonché le rappresentanze. Avremo probabilmente nuovi enti territoriali con pochi poteri, non eletti dai cittadini (già non lo sono da alcuni anni).
Di fatto con il “SI” non si sa ancora esattamente come saranno e quali funzioni avranno le Province. Si sa solo che saranno con poche deleghe e orchestrate dalle Regioni.


Insomma una proposta referendaria con un impianto che insieme a proposte non condivisibili mi lascia diversi interrogativi aperti al un eventuale fiducia nell’attuale Governo Nazionale e Regionale ampliamene assente nei miei pensieri.

Se una Legge costituzionale parte con questi propositi, l’Italia ha già perso.




Un  po’ di link per informarci:

Cosa cambia, punto punto nella Costituzione.

Commenti sul Referendum

Nuovo Senato

Cosa è il CNEL

Perché SI o NO sulle Province.

Cosa è la Conferenza Stato - Regioni

Conferenza Stato – Città ed Autonomie Locali




mercoledì 9 novembre 2016

Trump: la vera pancia dell'America?



Eccomi di nuovo tra le minoranze. Probabilmente nel dire ciò non godrò di grandi simpatie ma son piacevolmente sorpreso dalla vittoria di Donald Trump alle presidenziali  americane.
Non che mi piacciano i ricchi spacconi, razzisti e sessisti, tuttavia se  c’è qualcosa che difendo ogni altro valore, si tratta della libertà e della verità.
E Trump rappresenta apertamente e quindi svela un lato che gli Stati Uniti hanno sempre tenuto nascosto.
La vittoria di Hillary Clinton avrebbe rappresentato il rinnovamento del solito maquillage perbenista americano. Si sarebbe (giustamente) glorificata la prima donna presidente, brava nell’azione politica e diplomatica, mettendo la bella faccia a tutto il sistema di interessi finanziari e lobbies che governano in realtà gli interessi americani sul loro suolo e nel mondo.
E’ interessante constatare che così si sia parzialmente spezzato quel triste sistema famigliare che contraddistingue la politica americana che dopo una doppia presidenza Bush avrebbe portato a una doppia presidenza Clinton, intervallata da questi ambigui anni di presidenza Obama, dei quali non sono ancora riuscito a capire la portata storica.

Sicuramente Trump è molto più “vero americano” dei Clinton e la sua storia come qualcuno ha già fatto notare è una fantastica sceneggiatura per il tipico film da “sogno americano”.
L’outsider che rappresenta il popolo (o meglio il “popolino”) e vince contro ogni pronostico.
Vince contro la macchina potente e oliatissima dei Democratici, contro tutto lo star system schierato in maniera feroce contro il male ingovernabile, contro gran parte del suo stesso partito che più d’una volta l’ha ripudiato. 
 Ha ricevuto colpi violentissimi da ogni parte ma è andato avanti incrollabile sino alla stupefacente vittoria.

Certo oggi Trump è il presidente che rappresenta il lato peggiore, ma inequivocabilmente presente negli USA.  Volgare, rabbiosa, ignorante, spaccone.
Può far paura, ma adesso sappiamo con chi trattiamo quando trattiamo con gli USA.
Forse una lezione che devono imparare anche i nostri cari governanti “democratici” italiani.
A furia di snobbare le paure e le fragilità dei cittadini finiranno per alienarsi il popolo che potrà scegliere derive meno gestibili.