Non importa quale sarà il risultato del
Referendum Costituzionale del 4 dicembre.
L’Italia ha già perso in partenza.
Ha
perso per una classe politica che anche in quest’occasione ha dato il suo
peggio, giocando sulle prese di posizione di parte e non ragionate.
Ciò a partire da un Referendum voluto da una
maggioranza governativa “debole”, minoritaria rispetto al Paese, che ha voluto
utilizzare sin dall’inizio il Referendum come prova di forza per legittimarsi
anche dinanzi al mondo.
Del resto la proposta referendaria è di quelle
forti che tenta di scardinare alcune delle consolidate istituzioni italiane:
bicameralismo perfetto e province.
Da un lato sarà solo la Camera a relazionarsi
con l’esecutivo e a deciderne le sorti.
Dall’altro le Province già depotenziate negli
anni passati, saranno tecnicamente eliminate dagli organi
Non meno importante è l’organizzazione di un
Senato che andrà a rappresentare le autonomie locali e senza essere più prevedere
l’elezione diretta da parte dei cittadini, come pure la riforma dell’istituto
referendario che subisce un colpo al cerchio ed uno alla botte prevedendo
vincoli e opportunità.
Nel grande calderone della riforma
istituzionale vi entrano anche la netta riduzione del numero di parlamentari, nonché
la ridistribuzione delle competenze tra Stato e Regione, con una forte
riduzione delle deleghe agli enti regionali e infine la cancellazione del CNEL
istituto da molti reputato inutile.
Di fatto sono presi in esame tanti troppi
elementi e dettagli, da cui conseguono molti aspetti positivi ed altrettanti negativi.
Il risultato è che purtroppo anziché un ragionamento per il progresso
istituzionale del paese s’è sviluppato un conflitto puramente politico in un
clima da guerrilla marketing, carico di parzialità e faziosità. Un tutti contro
tutti trasversale, campagne contrapposte fortemente polarizzanti, toni duri che
divagano nell’insulto, guerre fratricide all’interno di singoli partiti,
schieramenti o associazioni.
Mi spiace constatare che purtroppo gran parte
delle persone con cui parlo o mi capita d’ascoltare nel mio lavoro cavalcano
quest’onda polarizzante: vivono di titoli di giornali, intendono votare “SI”
tanto per cambiare senza sapere nemmeno cosa si va a cambiare, oppure “NO” solo
per dar contro a Matteo Renzi, rinunciando a priori a capire i contenuti della
riforma.
Annullo perché sono contrario a una modifica
costituzionale così radicale ed incentrata su troppi punti, alcuni che reputo
positivi ed altri che non condivido.
Reputo che una riforma della Costituzione per
avere il mio “SI” debba convincermi su tutti i punti.
Ecco le mie opinioni sui vari punti:
-
Fine del bicameralismo perfetto : “Con la riforma, invece, la camera dei deputati diventa l’unico organo
eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e l’unica assemblea che dovrà
approvare le leggi ordinarie e di bilancio e accordare la fiducia al governo”.
Sono assolutamente d’accordo, ma perché non
abolire direttamente il Senato?
- Nuovo
Senato delle Autonomie Locali
“Secondo
quanto dice la riforma, il Senato passerà da 315 a 100 membri (ma in certe
circostanze potrebbe averne qualcuno di più). I senatori non saranno più eletti
direttamente, come avviene oggi, ma saranno scelti dalle assemblee regionali
tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione. In tutto il
Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e cinque senatori
nominati dal presidente della Repubblica”.
Il nuovo Senato avrà competenze limitate, per
lo più subalterne alla Camera, in alcuni casi concorrenti rispetto alla Camera
stessa.
La mia perplessità su questa forma di Senato
sono enormi. Mi sembra molto confuso: non comprendo perché dei delegati alle
amministrazioni locali debbano essere chiamati a decidere di leggi nazionali o
trattati internazionali sottraendoli alle loro finzioni primarie.
Del esistono già organi preposti, come la
Conferenza Stato–Regioni e Conferenza Stato-Città e Autonomie Locali alle quali
sarebbe stato più semplice ampliare funzionalità e operatività.
- Elezione del Presidente della Repubblica
Cambia praticamente poco o nulla.
-
Abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (CNEL)
Abolizione di un istituzione apparentemente
inutile, quindi sono favorevole.
- Titolo V della Costituzione e competenze Stato/Regioni
“Con
la riforma, una ventina di materie tornano alla competenza esclusiva dello
stato. Tra queste: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e
navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione,
sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni”.
Generalmente favorevole, anche se avrei da
obiettare su alcuni punti. Purtroppo lo Stato centrale pur coordinando meglio
tutto il territorio nazionale è troppo distante e lento per intervenire nelle
realtà locali.
-
Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare
Vengono modificati i quorum e innalzato il
numero di firme. Mi sembra una riforma complessa e pasticciata.
-
Decostituzionalizzazione delle Province
In seguito alla legge Del Rio le Province sono
state fortemente depotenziate, in un percorso che con il Referendum si vorrebbe
completare con la totale eliminazione delle stesse dalla carta costituzionale.
Personalmente sono fortemente legato agli
organi provinciali che reputo più utili e funzionali rispetto a quelli
regionali. Purtroppo il percorso attuale porta sempre più lontano dai
cittadini i centri del potere, nonché le
rappresentanze. Avremo probabilmente nuovi enti territoriali con pochi poteri,
non eletti dai cittadini (già non lo sono da alcuni anni).
Di fatto con il “SI” non si sa ancora
esattamente come saranno e quali funzioni avranno le Province. Si sa solo che
saranno con poche deleghe e orchestrate dalle Regioni.
Insomma una proposta referendaria con un
impianto che insieme a proposte non condivisibili mi lascia diversi
interrogativi aperti al un eventuale fiducia nell’attuale Governo Nazionale e
Regionale ampliamene assente nei miei pensieri.
Se una Legge costituzionale parte con questi
propositi, l’Italia ha già perso.
Un po’
di link per informarci:
Cosa cambia, punto punto nella Costituzione.
Commenti sul Referendum
Nuovo Senato
Cosa è il CNEL
http://www.cnel.it/home https://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_nazionale_dell'economia_e_del_lavoro
Perché SI o NO sulle Province.
Cosa è la Conferenza Stato - Regioni
Conferenza Stato – Città ed Autonomie Locali
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