Leggo ora questa notizia Ansa "Detenuti possono lavorare nei musei"
Mi piacerebbe aprire un dibattito su cosa sia giusto o no di questo approccio. Il fatto che ai carcerati in cerca di riabilitazione venga data la possibilità di rendersi utili in ambito culturale può certamente essere una bella cosa.
Ma chiediamoci quale è il rovescio della medaglia?
Perché mandare gente che è colpevole di reato a fare
dei lavori che quasi tutti vorrebbero fare?
Sappiamo tutti che il mondo della cultura è in difficoltà.
Non esistono grandi sbocchi per gli studenti di arte, lettere, musica, beni culturali.
Sappiamo che tantissimi universitari cercano di mantenersi con vari
lavoretti, molti dei quali sono affidati a cooperative che gestiscono a basso costo spazi
museali, sale civiche o biblioteche con servizi di biglietteria, guardiania, riordino, pulizia, maschere, servizi all’utenza, etc. Lavoretti essenziali sia per chi frequenta l'università, ma anche per chi quando esce dal percorso di laurea fatica a trovare una seria collocazione nell'ambito lavorativo che ha scelto. Perché allora ridurre ulteriormente il bacino di potenziale
lavorativo ed economico a cui queste categorie possono accedere per il loro
sostentamento per orientarlo alla riabilitazione dei carcerati? Forse solo una motivazione economica per cui
certi lavori in ambito sociale e culturale devono essere affidati al minor
costo (possibilmente zero)?