mercoledì 13 aprile 2016

Voto SI, Voto NO: Voto!


Come spesso accade in occasione dei Referendum, il dibattito si accende nelle ultime settimane, in maniera vorticosa, confusa, partigiana, per lo più strumentale.
Essenzialmente strumentale e politico è questo Referendum che andremo a votare il 17 aprile sulle cosiddette “Trivelle”, termine abusato dagli allarmisti del fronte del SI.
Lo ammetto, schierarmi mi è veramente difficile in questo caso. Da ambientalista, quando ho sentito per la prima volta parlare di questo Referendum, non ho potuto che schierarmi del campo le SI. Tuttavia procedendo ad informarmi, quel poco che il mio tempo e le mie competenze mi consentono, mi sono ritrovato convintamente nel campo del NO, salvo poi tornare a vacillare copme una banderuola in preda a venti di burrasca.
Immagino che la mia confusione sia simile al pari di tanti che non schierandosi ottusamente in una direzione stiano cercando di capire il senso di quello che si va votare.

Partiamo quesito nudo e crudo, nel suo complicato formato amministrativo:

“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Il senso stretto del voto sembra essere che in caso di vittoria del SI alla scadenza delle concessioni non ci sarà alcuna proroga e le attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio nelle piattaforme presenti entro le 12 miglia dovranno essere interrotte.
In caso di vittoria del NO le concessioni in scadenza possono essere rinnovate fino all’esaurimento del giacimento.
Di fatto questo Referendum che ha come urlo di battaglia “Stop Trivelle”, fondamentalmente va semplicemente a dire che gli attuali impianti non possono estrarre sino ad esaurimento dai giacimenti, senza in realtà dire nulla di eventuali “Trivelle” su nuovi impianti (di qualsiasi tipo: on-shore, off-shore, costieri o al largo).

Insomma, eccetto la motivazione ideologica per la quale si vuole “fare la guerra” alle società petrolifere, dando un segnale di “indirizzo” al Governo Italiano, il senso tecnico di questo Referendum è pressoché nullo.

La sensazione personale è che gli ambientalisti abbiano sbagliato ampiamente mira: per dare un indicazione d’indirizzo delle politiche energetiche nazionali verso una direzione ecologista, con una riduzione degli sprechi e la conversione della produzione di energia dallo sfruttamento di risorse fossili a risorse sostenibili, hanno finito per sostenere un tema pressoché vuoto e a ben vedere autolesionista.

Autolesionista perché dismettere impianti funzionanti, produttivi, mantenuti, nonché  piuttosto importanti anche dal punto di vista economico e tecnologico mi sembra un remare contro il “Sistema Italia”. Perché togliere lavoro ad operai specializzati? A quale scopo chiudere la pur minima produzione italiana, per dover importare anche quel poco con oleodotti e petroliere?

A mio parere credo che una politica energetica, non possa essere fatta a colpi di Referendum, in particolare se questo si pone a trattare ambiti così limitati e capaci di dare un vero e proprio indirizzo (come per esempio quello sul nucleare, o quello sull’acqua ampiamente tradito).

Alla fine mi sembra tutto ricondursi ad un semplice gioco politico, giocato dalle opposizioni per poter mettere
un piccolo bastone tra le ruote di un Governo poco controllabile, nel bene e nel male.
Marionette di questo gioco sono gli idealisti ecologisti, che dovrebbero invece riorganizzarsi in un vero proprio partito verde o almeno lanciando Referendum propositivi sostenibili per impegnare le dirigenze del paese a rivedere le loro politiche energetiche.

Se la mia opinione resta comunque oscillante per quanto abbastanza definita, l’unico invito che vorrei fare è quello di andare a votare.
So che passerà come un atteggiamento a favore del SI (anche se il mio voto sarà probabilmente un NO), ma reputo il Referendum uno strumento democratico importante, che a sua volta dovrebbe essere revisionato, abolendo il quorum.

In questo modo resta infatti troppo strumentalizzabile, da Governi imbelli che scelgono renderli inefficaci slegandoli dalle elezioni politiche o amministrative di turno, facendo spendere inutilmente soldi a noi cittadini. Peggio ancora fa il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi che si augura il fallimento del Referendum. Un’uscita allo scoperto che purtroppo rende ancora più questo Referendum una scelta di campo tra chi è favore e chi è contrario all’attuale Governo, al di fuori delle logiche del tema in oggetto.

Quindi fatemi e fatevi un favore, SI o NO siate cittadini e andate a votare!

 E APPROFONDITE:

Il manifesto del comitato del SI

Un inquadramento della situazione
 
Una posizione di Legambiente
 
Una posizione dell’ENI

La posizione di Matteo Renzi

Un discreto riassunto fonte Ansa: